Google blocca le pubblicità ingannevoli

Google ha deciso di dichiarare guerra alle pubblicità ingannevoli presenti all’interno dei siti web, rendendosi protagonista da subito di numeri sbalorditivi.
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Il tema della pubblicità online è divenuto di fondamentale importanza per le principali aziende che operano nel settore del tech, considerando che sempre più persone riescono ad accedere al giorno d’oggi a smartphone, computer e tablet.

A riportare i dati della lotta del colosso di Mountain View, contro gli eventuali malware inseriti all’interno della pubblicità dagli hacker, è stato Scott Spencer, tramite il blog ufficiale della società statunitense.

Quali pubblicità sono state bloccate

Spencer, direttore di Sustainable Ads, ha spiegato come Google si sia mossa principalmente su tre fronti:

  1. pubblicità che, se cliccate, eseguono un reindirizzamento verso una pagina che contiene malware;
  2. pubblicità definite ‘trick to click’, letteralmente ‘trucco per cliccare’, che contengono immagini o contenuti ingannevoli;
  3. annunci che tendono a promuovere l’installazione di programmi/software non sicuri.

Negli ultimi dodici mesi, i tecnici di Big G sono riusciti a bloccare 3,2 miliardi di pubblicità. Per capire meglio l’entità della cifra, si può fare un rapido rapporto basandosi sui secondi, anziché su un periodo di tempo duraturo come un anno.

Il blocco di 3,2 miliardi di annunci pubblicitari ingannevoli in dodici mesi equivale a impedire la corretta visualizzazione agli ignari utenti di 100 pubblicità, potenzialmente nocive, ogni secondo. Dunque, nel corso del 2017 virus e malware, di cui sono soliti servirsi i truffatori e i cybercriminali per le loro frodi su internet, hanno incontrato un cliente particolarmente duro da superare.

L’importanza della pubblicità

Il motore di ricerca del web più famoso al mondo, attraverso le recenti dichiarazioni di Scott Spencer, ha rivelato di aver realizzato una sofisticata rete di sistemi in grado di bloccare quasi istantaneamente una pubblicità che non rispetta gli standard di sicurezza.

A beneficiarne, in primis, sono stati gli utenti. Di conseguenza, anche Google. Al giorno d’oggi, il gigante di Mountain View è consapevole di non poter sottovalutare il pericolo rappresentato dagli hacker in relazione al settore della pubblicità, aspetto cruciale del commercio non soltanto di Google ma anche degli altri colossi del tech, tra cui si può citare Facebook.

Nel corso degli ultimi anni, Google Search (i risultati di ricerca mostrati a ciascun utente quando cerca una parola chiave) ha assunto una posizione dominante per rispondere alle domande degli utenti, offrendo sia ai webmaster di piccoli siti, sia ad aziende di uno certo spessore, una visibilità potenzialmente illimitata.

Più i risultati in prima pagina sono di qualità, più Google riesce a farsi amare dall’utente, che continuerà (o inizierà) ad usarlo come motore di ricerca predefinito. Più utenti si servono di Google per le loro ricerche quotidiane, più aumenteranno le possibilità di introito da parte dell’azienda americana. Se prima gli hacker erano riusciti a sfruttare tale possibilità, la risposta messa in atto da Google per loro è stata devastante.

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