La regola dell’80/20 – meglio nota come principio di Pareto – insegna che l’80 % dei risultati dipende dal 20 % delle cause. Applicata al marketing, significa che il grosso del fatturato arriva da una piccola fetta di acquirenti: è qui che entra in gioco il lifetime value cliente (CLV), la metrica che misura il valore economico complessivo generato da un consumatore lungo l’intero ciclo di vita con il brand.
Cos’è la regola 80/20 nel marketing?
Il principio nasce oltre un secolo fa in ambito economico, ma la sua attualità nel digitale è sorprendente: oggi i brand possono profilare i clienti in modo capillare e scoprire con precisione quale 20 % garantisca davvero profitti. Nelle analisi di Google, infatti, solo un quarto dei professionisti del marketing dichiara di usare il CLV come metrica di base, segno che c’è ancora molto terreno da conquistare.
Capire dove si concentra il valore non è più un esercizio teorico: grazie ai dati di prima parte e all’AI, ogni transazione, click o interazione social diventa un tassello per calcolare il potenziale futuro di una persona. Non contano solo lo scontrino medio o la frequenza di acquisto, ma anche indicatori comportamentali come l’engagement sull’app, la predisposizione a raccomandare il brand o la velocità nel provare nuovi lanci di prodotto.
Il risultato è una guida strategica che consente di spostare budget pubblicitari, risorse di customer care e offerte dedicate verso chi garantisce il miglior ritorno a lungo termine, riducendo la dispersione su utenti occasionali o poco fedeli.
Perché puntare sul lifetime value cliente
Il CLV tiene conto del valore a lungo termine di ciascun acquirente, includendo riacquisti, cross-selling, upselling e advocacy. Questo approccio – sostenuto da Google – sposta l’attenzione dal volume di conversioni immediate alla costruzione di rapporti duraturi, più resistenti a oscillazioni di mercato e aumenti dei costi di acquisizione.
Investire sui clienti ad alto valore genera un duplice vantaggio. Da un lato migliora il ROAS (Return On Advertising Spend) perché il budget viene riservato a segmenti profittevoli; dall’altro attiva un circolo virtuoso di recensioni positive e passaparola che acquisisce nuova utenza simile ai top spender senza pesare sul media budget.
Gli effetti di una strategia centrata sulla retention possono essere sorprendenti: un aumento del 2 % del tasso di fidelizzazione può produrre lo stesso impatto economico di una riduzione dei costi del 10 %.
Identificare il 20 % che produce l’80 % del fatturato
Il primo passo consiste nell’unire tutte le fonti di dati – CRM, e-commerce, app, store fisici – per ottenere una vista unica del cliente. Spesso si utilizzano variabili come prezzo medio, demografia e storico acquisti per stimare in anticipo il valore generato dopo 13 mesi dall’onboarding; in questo modo decide dove allocare risorse di marketing in modo più efficiente.
Quando i dati sono meno strutturati, si può partire da proxy semplici: ricavo annuo, frequenza d’acquisto o spesa media. Segmentare in cluster – sotto la media, nella media, sopra la media – aiuta a individuare pattern comuni e a creare profili ideali su cui basare la prospezione.
Una volta mappato il valore, strumenti come Customer Match di Google consentono di caricare la VIP list e trovare lookalike con campagne Performance Max ottimizzate per “alto valore”. Così il targeting privilegia prospect con caratteristiche affini ai top customer, incrementando la probabilità di un CLV elevato fin dal primo contatto.
Strategie pratiche per aumentare la retention di alto valore
- Personalizzazione mirata
I messaggi one-to-one basati su cronologia acquisti e preferenze aumentano la pertinenza e riducono la sensazione di spam. Offrire anteprime esclusive, early access o bundle curati spinge i clienti premium a restare ingaggiati.
- Esperienza omnicanale
Gli utenti che usano l’app comprano con frequenza superiore del 33 % e presentano un CLV da tre a cinque volte maggiore rispetto a chi si limita al web; integrarli con Web to App Connect facilita la transizione e moltiplica i touchpoint di valore.
- Prevenzione del churn
Monitorare segnali di disaffezione, quindi il tasso di abbandono – diminuzione del carrello medio, calo di aperture email – permette di innescare workflow di re-engagement prima che il cliente abbandoni. Le stesse Performance Max offrono oggi una modalità di ottimizzazione specifica per la fidelizzazione.
Strumenti e KPI per tenere sotto controllo il successo
Mettere a terra la regola 80/20 richiede un sistema di misurazione che superi le vanity metrics. Oltre al CLV, è utile seguire:
- LTV/CAC ratio, che confronta il valore generato con il costo di acquisizione e indica se la strategia è sostenibile.
- Retention rate a 30-, 90-, 365-giorni, per capire se le azioni di nurturing mantengono i clienti attivi.
- Customer Equity, somma dei CLV di tutti i segmenti, utile per stimare la capitalizzazione reale del portafoglio.
Un cruscotto condiviso fra marketing, sales e finance garantisce allineamento sugli obiettivi e sui risultati, evitando che ogni reparto misuri performance con bussola diversa.
Il caso Timberland: espansione profittevole grazie al CLV
Il retailer Timberland voleva aumentare le vendite Q4 2024 senza sacrificare la marginalità. Ha escluso gli acquirenti esistenti dal targeting, rivolgendosi a prospect in nove Paesi europei con campagne Performance Max focalizzate su nuovi clienti ad alto valore. L’approccio ha generato un ROAS di 5,1, equivalente alle campagne tradizionali ma con ricavi incrementali provenienti da utenti appena acquisiti.
Il caso dimostra che la centralità del CLV permette di crescere in volume senza degradare la redditività: si tratta di orientare l’algoritmo non sul click più economico, ma sul cliente più promettente.
Oltre l’80/20: rischi e opportunità di un focus selettivo
Concentrarsi sul segmento premium comporta anche sfide. Una dipendenza eccessiva da pochi clienti espone a shock se questi cambiano preferenze; inoltre, trascurare le fasce “bronze” può inibire la pipeline di futuri top spender. L’equilibrio si trova calibrando le soglie di valore e mantenendo percorsi di incubazione che accompagnino i middle spender verso categorie superiori.
Allo stesso tempo, l’80/20 non è scolpita nella pietra: alcuni settori vedono distribuzioni 70/30 o 60/40. Monitorare la curva di Lorenz del fatturato interno consente di verificare periodicamente se la concentrazione sta aumentando e se servono politiche di diversificazione.
Porta la regola 80/20 nella tua strategia di lifetime value cliente
Mettere in pratica la regola 80/20 richiede coraggio: significa dire “no” a investimenti che attirano volumi disallineati dal profitto e “sì” a customer journey studiate per pochi ma buoni.
Grazie agli strumenti di analisi avanzata e alle opzioni di bidding basate sul valore, oggi puoi applicare questo principio con la stessa precisione di una campagna performance pura, ma con un orizzonte di guadagno molto più ampio.
Seleziona i dati di prima parte, crea modelli predittivi anche semplici e lascia che l’intelligenza artificiale amplifichi la tua capacità di trovare gemme nascoste nel mercato. Non servono budget faraonici per iniziare: servono visione, disciplina e la consapevolezza che, nel lungo periodo, è il valore continuativo – non la prossima vendita – a fare la differenza.

Regola dell’80/20: come aumentare il lifetime value cliente e far crescere il business

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