Google e Facebook contro i siti di bufale. Ecco le novità

Il mondo del web, come è risaputo, è pieno di notizie false, più comunemente designate come “bufale” che creano quasi sempre scompiglio e scalpore tra il popolo di Internet.
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L’ultimo, clamoroso, caso? Le bufale circolate in rete riguardo le recenti elezioni presidenziali USA, che secondo gli esperti hanno contribuito a determinarne l’esito in maniera decisiva. Davanti a questo fenomeno, ormai da tempo uscito dal controllo, Facebook e Google hanno deciso di prendere le prime, serie, contromisure.

Google e Facebook, uniti contro i siti di notizie fasulle

Il problema della diffusione di notizie false su internet è complesso e antico come la rete. Difficile arginare un fenomeno che attinge da una molteplicità di fonti e cause, specialmente quando sono milioni di utenti indipendenti a fare da cassa di risonanza alle bufale. Fino ad oggi nessuno strumento deterrente era risultato davvero efficace per contrastare questa cattiva abitudine, ma i due grandi colossi del web, Facebook e Google, hanno deciso di puntare sul vero motore che smuove le dinamiche della rete: i guadagni.

Nonostante gli algoritmi delle due note aziende scoraggiassero da sempre i siti con finalità o fonti poco trasparenti, di recente hanno preso una posizione più decisa bloccando la possibilità di introiti pubblicitari ai portali costruiti proprio con lo scopo di pubblicare e diffondere notizie fasulle.

Adsense – il servizio pubblicitario offerto da Google che costituisce la maggiore fonte di introiti dei siti di informazione, e non solo – sarà quindi precluso a chi confeziona bufale nel tentativo di sfruttarne la diffusione virale per fare soldi. Misure simili, infine, saranno prese da Facebook, che escluderà chi diffonde informazioni non veritiere dal suo programma Facebook Audience Network, anche in questo caso eliminando le possibilità di guadagno.

Una nuova era per la rete?

Sembra che uno dei motivi decisivi per l’introduzione di questo cambiamento siano stati proprio alcuni avvenimenti legati alle recenti elezioni presidenziali americane. La diffusione dei risultati fasulli di alcuni sondaggi di gradimento popolare, che davano per vincente Trump a discapito della reale favorita Clinton, abbiano contribuito a modificare in maniera inaspettata l’opinione pubblica: l’ennesima prova di come i media, specialmente internet, rappresentino uno strumento straordinariamente pericoloso e potente.

Davanti a questo e a numerosi altri fatti legati alla diffusione virale di bufale in rete, l’adozione di contromisure adeguate si è fatta pressante. L’obiettivo degli algoritmi di Google, come spiegato da un portavoce della compagnia, è sempre stato quello di privilegiare nei risultati di ricerca la rilevanza dei siti più attendibili. Tuttavia, come più di una vicenda dimostra – dal dibattito sul presunto legame dei vaccini con l’autismo al successo dei vari siti che sostengono teorie sui complotti – non sempre questo è sufficiente. Attraverso questa azione combinata, che colpisce i siti direttamente alla fonte dei loro introiti, Facebook e Google sperano di dare un taglio decisivo a un fenomeno di vastissima portata, senza per questo incorrere nel rischio di una vera e propria censura dissimulata. È ancora presto per valutare l’efficacia di queste contromisure, ma una piccola rivoluzione potrebbe essere stata innescata.

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